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“Brividi Liberi”

L’autore, il direttore responsabile della collana e l’editore tengono a
far presente che i personaggi sono puro frutto della fantasia e gli
avvenimenti…un po’ meno

Ero tutto ammaccato, sporco di fuliggine, l’esplosione quando le fiamme avevano raggiunto il deposito degli acidi era stato enorme. Per fortuna mi ero accorto del fumo che spinto dall’aria sgusciava sotto la porta e in quel momento i pensieri erano corsi a mille.
Fumo? Fiamme? Acidi?
Era meglio non perdere tempo e scappare all’aperto. Anche se ero arrivato ad una svolta nello sviluppo dello scarpone da telemark DCT era meglio salvare la pelle.

Guardando le fiamme distruggere lo studio, il magazzino, i disegni e pure i sogni che vi erano contenuti, tra un dolore e una botta il pensiero che girava nella testa era:
“Come ho fatto a trovarmi in questa condizione? Cosa mi ha portato della vita a finire al centro di questa esplosione? Perchè?“

Indubbiamente vivendo il mondo produttivo del telemark da già un po’ di tempo avevo già delle idee su chi potesse aver scatenato questa esplosione. Questo attentato. Si, perchè era chiaro che di attentato si trattava.
Gli affilati alla setta di Telemark Senza Etica?
Poteva essere, ma nella loro ambiguità – promotori, sobillatori, sfruttatori di aziende, stazioni sciistiche e chi più ne ha più ne metta – mi sembrava di poterli escludere.
La loro approssimazione, dilettantismo, scandali, denunce e processi entro i quali si divincolavano – mi sembrava li tenesse già assai impegnati. Perchè aprire un nuovo fronte così terribile quale quello di un attentato!
Più facile si trattasse di una delle tante manovre della lobby dei fabbricanti di scarponi. Quelli sì che sono potenti, mi dissi. Hanno risorse economiche, agganci nella malavita del Brenta ma soprattutto sono animati da una secolare invidia. Invidia che li mette uno contro l’altro ma che allo stesso tempo li cementava nell’intento di fare profitto, interesse e il tutto a scapito della genuina passione di chi sciava a telemark.
Mentre si udivano le sirene dei mezzi dei pompieri e delle forze dell’ordine, mentre i vicini accorrevano per aiutare a spegnere l’incendio il pensiero costante e finale era sempre lo stesso: “Come potevo essere finito in quella situazione?” In fondo si trattava di tentato omicidio. Omicidi di persone e sogni.
La testa mi ronzava ancora per il tremendo rumore dell’esplosione, per la naturale necessità – tipica dell’essere umano – di trovare un perchè, un colpevole quando il capitano della polizia, il capitano Happy Canc, balzò fuori dall’auto mentre era ancora in corsa e avvicinandosi, dopo essersi sincerato fossi ammaccato ma vivo sbottò: “Non si può più andare avanti così!” “Vai a farti medicare e poi faremo un lungo discorso nei miei uffici a Poena.”

…..continua

Tutti i racconti sono rilasciati con licenza:
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