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Intertele 2015 Snowbird

Intertele 2015 Snowbird

Parte 1

Come si sono svolte le cose più o meno lo sapete. In ogni caso riassumo velocemente.
Mi comunicano dall’America che a Snowbird in aprile organizzano un simposio del telemark chiamato Intertele (la prima edizione è stata nel 2013) e che gradirebbero la partecipazione di Istruttori di Telemark Italiani e auspicherebbero di poter organizzare l’edizione 2017 a Livigno durante la Skieda.
Passo le informazioni a chi di dovere se non chè dopo un mese mi riscrivono dicendomi, con educazione di non aver ricevuto risposte. Mi riattivo e non se ne viene a capo di nulla. Il mio istinto è di non sprecare le occasioni e così decido di organizzare un crowd founding per mandare due istruttori giovani. Specifico anche che non voglio andarci io ma due giovani leve.
Il risultato lo conoscete. Su 4000 euro da raccogliere si arriva a soli 245 euro.
A quel punto quando tutto sembra perso si fa vivo un anonimo magnate/mecenate americano che mette a disposizione ben 10.000 euro a patto che vada solo io!!! Che culo!!!
Il risultato morale è, per me, triste e ciò mi convince che sia tempo di abbandonare il telemark pubblico e darmi al telemark personale. Come atto finale scelgo due momenti: l’Intertele e l’aggiornamento degli Istruttori Italiani. Al primo partecipo grazie ai fondi messi a disposizione al secondo ci vado per salutare il gruppo.
Ma chi è veramente sconfitto? Il mondo del telemark italiano e una minoranza della maggioranza che ha deciso di non versare. Quale minoranza? Quella che da deciso – legittimamente – di non versare ma che ha sentito di dover spiegarmi il perchè non donava. Assurdo o forse debolezza di non voler donare.
Chi ha devoluto non ha motivato il perchè. Se si dona è per spontaneità. Qualcuno invece mi ha fatto perdere tempo ad ascoltare il perchè non regalava 5 o 10 euro di sé stesso né per due giovani, né per il telemark accampando ragionamenti secondo loro validi.
Bèh, lasciatemi dire che questi sono i veri perdenti.

Grazie la colpo di culo vado io a Snowbird e sorpresa il mecenate si fa vivo. Eccovelo nella foto 1. John!

“John delle Pompe Funebri” il Santo
"John delle Pompe Funebri" Il Santo

Personaggio colorato e altruista. Da ora lo chiamiamo il Santo. Il Santo non ha aureola, ma vive vicino ai valori veri della vita, infatti h una ditta di Pompe Funebri. A dir il vero questo delle Pompe Funebri sembra essere un tema diffuso tra i telemarker che mi capita di conoscere. Anche uno dei miei compagni d’appartamento è nello stesso business. Involontariamente mi tocco il Presidente della Regione Lombardia. Lo farò ogni giorno svegliandomi e salutandoli.

Arrivo a Snowbird e vengo avvolto nel gruppo che mi raccatta in aeroporto e mi ospita in appartamento. Sono tutti maestri dell’Est. Perchè lo dico? Perchè come forse in ogni nazione il telemark è fatto di gruppi e sottogruppi. Ognuno solidale e in contrasto con l’altro. C’è da dire che l’America è vastissima e tra e Est e Ovest ci sono qualcosa come 4.500 chilometri. Ora avviene che quelli dell’Ovest guardano dall’alto in basso quelli dell’Est. Ad Ovest ci sono le condizioni di neve migliori. La neve cade più abbondante e rimane bella a lungo. All’Ovest c’è da sempre la Frontiera. All’Est la neve non è mai così bella ma all’Est c’è l’intellighenzia americana. La tradizione, la cultura. Morale io finisco in un gruppo dell’Est e debbo dire che mi sembrano un po’ sfigati ma quest’anno sono loro quelli che hanno avuto la neve più abbondante e bella. Insomma ognuno ha, prima o poi, la sua rivincita.

La nota internazionale dell’evento è nota appena accennata. Infatti al di là degli americani – una quarantina – ci sono due canadesi, due giapponesi, un norvegese e un italiano.
L’evento è basato su clinic a tema: la curva agonistica, il cambio di posizione, distrazioni, arte della caduta, telemark tra le gobbe e il mio telemark a corpo libero.
Il mattino partecipo a quello del norvegese. Il tema è l’insegnamento del telemark a prescindere dallo spazzaneve. Sono curioso perchè la penso diversamente e assisto a quello che per vissuto mi sembra la morte dell’insegnamento. Ma ciò che mi fa inorridire è vedere lo splendido telemarker norvegese bloccarsi a metà curva a piedi paralleli. Già visto e pagato in soldoni … non io ma voi che avete preso lezione su una didattica simile.
Il pomeriggio tocca a me e mi trovo dodici allievi. Lavoriamo sulla parte superiore del corpo. In un primo momento leggo sui loro volti scetticismo, poi ci provano e scoprono e alla fine mi chiedono se rifarò il clinic. Si sparge la voce e molti si scusano di non aver partecipato e mi chiedono di rifarlo. Per pigrizia e timore di interferire con l’organizzazione non lo faccio e alla fine ne sono doppiamente dispiaciuto. Primo per non aver saputo soddisfare le richieste e poi perchè scopro che ogni clinic è pagato!!!
Il bello è che durante i tre giorni seguenti ad ogni clinic, qualsiasi sia il tema, saltano fuori sempre i concetti su cui ho basato il mio. Alla fine tutti parlano di “corpo libero”

Ma lascio l’auto celebrazione e passo a raccontarvi un po’ di quel che accade di là dall’oceano.
Due sono le cose che saltano all’occhio. Tutto il telemark non italiano è basato sul piede che avanza. Appena questo ha superato il piede che finirà coll’essere interno alla curva, tutti ci salgono decisamente sopra. Lo caricano fortemente. Nessun fulcro sull’interno. Così fanno gli agonisti, così lo insegnano all’Est, all’Ovest, in Norvegia, in Giappone, in Canada. Forse perdono in estetica ma sono assai efficaci. Perchè accade tutto questo? Indubbiamente sono le diverse condizioni che si sciano fori dall’Italia. Noi siamo abituati a sciare sul medio ripido e su piste tirate a biliardo. In Usa particolarmente sciano dove è ripido e sempre tra le gobbe. A Jackson Hole mi dicevano sono enormi e non c’è altro modo che sciarle così. Se mi devo lodare debbo farlo pensando alla mia capacità di riuscire ad eseguire qualsiasi suggerimento o impostazione venisse proposta.

Le conclusioni di questa prima parte di racconto sono:
Più soluzioni motorie accettiamo migliori sciatori diveniamo
Ad un Intertele o Ski si deve andare con una sporta piccola e una grande. Quella piccola contiene le proprie idee e convincimenti e si deve dare. Quella grande è vuota e va riempita di tutte le idee che ti passano accanto. Quindi si deve tornare a casa con un carico maggiore. Il peggio è andare ad un Intertele o Ski con una sporta piena di prosopopea, andarci per tornare e dire che non sanno sciare, insegnare e concludere dicendo che Io/Noi siamo i migliori
Impressiona in Usa la quantità di sciatori over 60 che si vedono sulle piste. Sarà che in Usa esiste una classe sociale che tiene moltissimo al proprio corpo, alla salute e che è sempre in movimento. Ci gioca anche il fatto che quella classe sociale, per una fetta, è fatta di ricchi che si possono permettere di vivere sport costosi quali lo sci. Mi ricordo nel piazzale della funivia un tipo che avrà avuto non meno di 70 anni. Piegato in due nella schiena, quasi da sciancato, si avviava verso una nuova discesa con i suoi scarponi da telemark e un paio di sci che sarà stato non meno di 120 mm al centro!!!
Snowboarder, telemarker, alpini sciano con leggerezza e direi in qualche modo. Direi che la maggioranza se la tira proprio poco. Sarà per questo che quando c’è uno show di acrobazie vanno a vederlo in molti e applaudono. Quando scivolano sulla neve tengono un profilo abbastanza basso.

Nella parte 2 parlerò (così ho una traccia) di Intertele in aula; della presa di coscienza che sia sbagliato perseguire il fatuo di voler avvicinare altri la telemark; l’amarezza e forse ribellione nei confronti dell’industria del telemark (che quasi non esiste); delle cougars.

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