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“Brividi Liberi”

L’autore, il direttore responsabile della collana e l’editore tengono a
far presente che i personaggi sono puro frutto della fantasia e gli
avvenimenti…un po’ meno

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Jack si era appena alzato dal letto e nella piccola cucina della capanna che gli era stata assegnata tra le montagne del Nord Corea mentre preparava la prima delle decine di caraffe di caffè della giornata pensando alle ultime ore appena trascorse.
Lavorava da tre anni per la fortissima e famigerata azienda americana DB.
L’acronimo stava per Dumb Beeings, si potrebbe tradurre con Esseri Stupidi.
Grazie a una abile politica di marketing era riuscita a far passare il messaggio fosse la produttrice di attrezzature per la montagna più vicina alle comunità dei climber, freerider e telemarker.
In effetti era mossa solo e soltanto dal concetto di profitto selvaggio. Ai piani alti dell’azienda erano state scartate moltissime ottime idee e mai messe in pratica solo perchè troppo costose e dal troppo piccolo margine di guadagno. Per ragioni di invidia e l’eterno desiderio americano di “far vedere i muscoli agli europei” – nello specifico ai produttori di scarponi da sci e da telemark – aveva deciso di sfidarli annunciando che dalla prossima stagione DB avrebbe venduto scarponi da telemark.
Jack era stato nominato responsabile del progetto. Un progetto che era nato male sin dall’inizio. Mentre aspettava che il caffè percolasse nella caraffa in vetro ricorreva tutte le tappe di quello che più che un progetto sembrava o almeno a lui sembrava un totale fallimento. Ma la sua attenzione era più per quel corpo che aveva appena lasciato nel letto piuttosto che i mille problemi che ogni giorno doveva affrontare.
L’aveva incontrata a Pnon Pen, la capitale, in occasione di un colloquio a cui era stato chiamato dal responsabile della produzione della Repubblica della Corea del Nord. Decidere di piazzare in quel paese la ricerca e sviluppo della linea da telemark di DB era stata una scommessa. Ai vantaggi di segretezza, lontananza da occhi indiscreti, fondi elargiti dal Partito si contrapponeva l’arretratezza industriale, burocratica e per Jack la mancanza di quell’ambiente dello sci occidentale che tanto contribuisce all’entusiasmo di tutti gli amanti della montagna.
Il piccolo paese in cui era stato inviato offriva veramente poco in termini di divertimento e svago. C’era si quella natura nuova uguale e diversa a quella di casa sua ma il paese era diventato un dormitorio di lavoratori, tutti impegnati alle produzioni occidentali, lo smog avvolgeva le case finchè il tipico vento locale non riusciva a spazzarlo. Ma quel vento così tanto atteso ogni giorno si tramutava in tortura. Gli tagliava il volto ogni volta che doveva lasciare lo studio per recarsi nel grande capannone dove veniva iniettata la plastica negli stampi. Poche birre e cattive la sera, neppure un po’ di hashisc con cui allietare le serate interminabili che si intramezzavano tra una giornata lavorativa e l’altra. Per un po’ di buon svago yankee doveva aspettare le due settimana di riposo a fine mese che gli consentivano di volate ad Hong Kong. Là si che donne, droghe e alcool abbondavano e la carta di credito di DB gli permetteva di fare il pieno prima di ritornare nella sua prigione tra le montagne del Nord Corea.

L’aveva conosciuta al Ministero, era segretaria del sotto ministro ed era stata scelta in base al suo ottimo inglese e la passione per la neve e lo sci. Si chiamava Pin. Jack quando la vide per la prima volta rimase a bocca aperta. Mai aveva visto una ragazza dai lineamenti così fini e delicati e allo stesso tempo così sensuali. Nonostante la divisa, la formalità dell’occasione sembrava ad ambedue si fossero piaciuti a prima vista. Ciò fu corroborato dai discorsi e le risa che si erano scambiati a pranzo, quando il sotto ministro li aveva lasciati per correre a rapporto – inaspettato – dal Ministro in persona.
Era proprio a quel tavolo che Jack aveva invitato Pin a raggiungerlo presso la base produttiva. L’esitazione di Pin era motivata dalla conoscenza della severità della politica coreana quando un locale veniva trovato a simpatizzare per uno straniero, peggio ancora fosse un americano. Ma col pretesto di doverci andare per delle verifiche sulla sicurezza poteva essere non impossibile riuscire ad avere un pass per un week end e chissà magari in futuro inventarsi l’esigenza di visite periodiche ma scrupolosamente durante i week end.
Già il primo week end dopo un pasto all’americana – Jack contava molto di far colpo su Pin sfoderando tutte le peggiori abitudini del suo paese e la povera Pin c’era cascata. Affascinata da bacon, uova, tortillas e tutto quanto Jack era riuscito a farsi portare dai suoi amici di DB era presto capitolata. Fu sicuramente anche amore, sentimento, la reciproca semplicità a farli innamorare.
Si trovarono a letto in pochissimo tempo e ciò che coinvolse Jack, anzi potremmo dire che lo fece innamorate follemente, fu la delicatezza della pelle di Pin, la morbidezza con cui faceva correre le sue mani sul suo corpo, i suoi baci ma sempre e tutto associato a una forza e oserei dire violenza del fare all’amore di Pin. Un po’ come sciare a telemark, dolci sulla neve ma decisi rispetto al pendio.
Fu distolto da quei pensieri in modo brusco dal trillo del telefono satellitare. Sobbalzò tanto da versarsi del caffè sulle mani. Bestemmiò volgendosi verso il maledetto telefono. Era stato Peter, il grande capo di DB a volere che le comunicazioni avvenissero tramite satellitare criptato. Nulla doveva trapelare. E quella terribile suoneria che non era riuscito a cambiare.
Si sedette sullo sgangherato sofà. L’umore reduce dai ricordi delle recenti ore trascorse tra le braccia di Pin stava virando verso il lugubre. Quando chiamava Peter era sempre per ordini, rimproveri, solleciti ma quella volta le notizie erano buone. I quartieri di studio, sviluppo e stampa del progetto telemark DCT erano saltati per aria. Peter era riuscito in quell’intento che era stato argomento di ore di discussioni e diverbi. DCT era un grande, ottimo progetto che avrebbe avuto tutta la simpatia e supporto da parte della comunità. L’idea, il progetto, le caratteristiche degli scarponi arrivavano dalla comunità. L’azienda che si stava formando, la futura DCT Project, era di proprietà degli sciatori che all’acquisto di un paio di scarponi potevano aggiungere una modesta cifra e così divenire proprietari di dieci azioni dell’azienda. Il progetto si autofinanziava. Ma la cosa che più irritava Jack e nel caso della comunicazione dell’attentato lo deliziava era che a capo del progetto c’era l’odiato Luck. Jack riagganciò il telefono e ebbro dell’idea di sapere Luck ammaccato e demoralizzato scivolò sotto le coperte. Il corpo di Pin era là e tutto sommato era domenica e la domenica a meno si possa sciare va trascorsa nel miglior modo possibile. Fece correre le dita sulle labbra di Pin, poi le scese lungo il collo e si fermarono ad indugiare sui capezzoli di quel seno che lo faceva impazzire. Lei subito dopo essersi scossa dal sonno prese il comando della situazione e Jack iniziando ad abituarsi a tutto ciò si lasciò condurre verso la migliore delle domeniche trascorse in quel remoto avamposto Nord Coreano

…..continua

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